Nell'anima del guerriero - Capitolo "Il risveglio"
Ero in un tunnel,
e nulla vedevo.
è apparsa una luce,
e da lei son andato.
Intorno a me il freddo e l’oscurità,
e il silenzio era decoro.
Ho udito una voce:
“Ehi!.. dove vai?”
Al suon del leggero sibilo mi son bloccato,
e la voce mi ha sussurrato:
“Kocis... non aver paura!”
A lei mi girai,
e a lei mi prostrai.
All’aprir degli occhi,
ero su una barca.
Ero solo,
e non vi era nessuno.
Mi ritrovai in una grande vallata,
tra canti e preghiere.
La gente era felice,
e vestiva il grigio, il rosso e il giallo.
Ho visto il ciel brillare,
ho visto l’indaco,
e ho visto i bimbi volare.
Poi l’arcobaleno s’è alzato e io mi son risvegliato.
Nell'anima del guerriero - Capitolo "La messa natalizia"
"Fino a che ci trovammo
prima dei boschi, la situazione di pericolo era alquanto limitata, ma
quando poi sfrecciammo in mezzo alle pinete, la nostra adrenalina
raggiunse dei livelli da cardiopalma. Purtroppo non avevamo tanto
considerato la nostra azione frenante, perciò, su alcune curve, il
rischio di ammazzarci si presentò varie volte, ma pur valutando tale
rischio, nessun di noi volle restare indietro. [...] vedendo che ci
fossero molti tornanti, pur di non rallentare, ognun di noi decise di
svoltare per alcune scorciatoie. Su Maccu scese tra gli stretti
vicoli del borgo, io preferii passare in mezzo alle vie del centro,
mentre Su Caddu si ritrovò ad affrontare alcune cunette che gli
fecero perdere il controllo, per cui finì con lo slittino dentro a
un cortile stracolmo di galline."
Nell'anima del guerriero - Capitolo "Il guerriero"
"All’improvviso si
accese una luce rossa e si aprì il portellone di lancio. Accanto a
me c’era Diego e notai nei suoi occhi la paura di morire. Lo
agganciai per un braccio e gli dissi di fare cambio con la mia arma,
forse perché un mitragliatore a raffica fosse più sicuro del suo
potente fucile. Hibanez scosse la testa, abbassò lo sguardo e si
lanciò nel vuoto. Mi lanciai dopo di lui, ma appena uscii dall’aereo
sperai tanto che il mio paracadute non si aprisse, così l’avrei
fatta finita e non ci avrei più pensato."
Nell'anima del guerriero - Capitolo "La preghiera"
Detto ciò gli domandai:
“Fra Gavino, mi dici come si prega?”
E il Nonno mi rispose:
“Fanciullo, se la preghiera è comunicazione, allora deve essere
fatta di parole. Il linguaggio della preghiera è il linguaggio
dell’amore e l’amore ha un cammino preciso da fare, puoi
utilizzare le parole, ma puoi anche rimanere in silenzio. Sappi che
il silenzio della preghiera è anche il massimo della parola.
Ovviamente non si può partire dal silenzio. Occorre partire dalle
parole."
Nell'anima del guerriero - Capitolo "La sorpresa"
Ci impiegai quasi
l’intero pomeriggio, durante il quale mi destreggiai tra la pompa
dell’acqua, lo shampoo, la striglia e il compressore. Quest’ultimo
lo collegai a un vecchio manico di aspirapolvere che faceva le veci
di un phon gigante, tanto è vero che Gioia venne asciugata in meno
di cinque minuti. Finalmente, dopo due ore di tentativi, riuscii
nella mia impresa, ma al suono di un clacson, il grosso San Bernardo
mi balzò addosso facendomi volare dentro a una pozzanghera. Ebbene!
Gioia fuggì pulita e profumata, mentre io finii dentro al suo peloso
acquitrino.
Nell'anima del guerriero - Capitolo "Il colonnello"
Ebbene, dopo aver chiuso casa e salutato i Ruinard, caricammo sia i
bagagli che Barone sul mitico Maggiolone bianco e nero, dove ci
dirigemmo verso i Pirenei. Come copilota avevo il mio amato pelosone,
perché il monaco preferì sbavare sulla sua testa che viceversa.
Durante il viaggio Saltaàr lesse un libro sulla derivazione dei nomi
e, a quanto parve, il nome di mamma proveniva dai Nativi d’America
e significava farfalla, mentre il nome di papà era assai in uso
nella penisola ellenica.
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